Teatro

Anche Napolitano in difesa del Sancarluccio e del suo teatro di qualità

Anche Napolitano in difesa del Sancarluccio e del suo teatro di qualità

Ad un anno dalla scomparsa di Franco Nico, straordinario poeta ed artista nonché anima del Teatro Sancarluccio di Napoli fondato insieme a Pina Cipriani, voce e cuore della Napoli che canta, incontriamo il figlio Egidio Mastrominico, musicista ed erede del progetto culturale paterno, per capire meglio cosa è questa “Operazione Sancarluccio” che l’Associazione Napoli Buona ha lanciato, creando una certa mobilitazione in città, rispondendo così anche alle sollecitazioni del Presidente Napolitano che aveva richiamato l’attenzione dei più sensibili imprenditori meridionali sulle urgenze culturali e sociali della loro terra. Egidio, innanzitutto quali sono le difficoltà che incontra oggi chi gestisce piccole sale, puntando sulla qualità dell’offerta artistica? I problemi sono prima di tutto problemi strutturali, cioè problemi direttamente connessi ai contesti di legge che assimilano una piccola sala come il Sancarluccio a teatri di ben altre dimensioni. Si ha la sensazione che in questa ratio vi sia, oltre che una scarsa sensibilità, un’attenzione davvero ridotta alla reale condizione della produzione artistica oggi. Certo, nel passato, quando le piccole sale sono nate, le prospettive erano molto più favorevoli. Vuoi dire che trent’anni fa si andava a teatro più di oggi? Alla fine degli anni settanta, quando il nostro teatro è sorto, le piccole sale erano linfa rigenerante che alimentava il condivisibile fervore di chi voleva un’alternativa al prodotto omologante della cultura borghese. Invece oggi, come possiamo constatare, l’appiattimento è massimo comun divisore dell’impresa artistica, e non è più un fenomeno che riguarda solo la cultura borghese, paradossalmente è diventato caratteristica anche di una sedicente sperimentazione. La sala piccola, a mio parere, resta una risorsa irrinunciabile per preservare la ricerca dalla perniciosa seduzione dell’omologazione imperante, l’ultimo avanposto capace di dare un senso al lavoro dell’artista, dell’uomo di spettacolo, del drammaturgo, del musicista. Soprattutto, l’ultimo avanposto in grado di dare senso e rilevanza alla curiosità intellettuale dello spettatore, solleticandone in maniera ancora sincera ed autentica l’immaginazione e l’entusiasmo. Puoi indicarci i veri nemici delle sale piccole e, quindi, del Teatro Sancarluccio? Ovviamente, il primo grande nemico di questo tipo di progetto è il contesto societario gobale che ci ha condotto ad intendere il teatro come una dimesione strettamente aziendale. Fare del teatro un’azienda mina la natura e le finalità di una piccola sala. Spesso ho sentito dire ai politici che il teatro e la cultura non devono dare necessariamente un ritorno economico, nella misura in cui rappresentano un verificabile investimento sul nostro futuro, però questo principio, chiaramente condivisibile, viene nella sostanza negato dal contesto in cui siamo costretti ad operare, contesto che spesso abbandona le piccole sale in difficoltà di gestione notevoli. Forse, una politica davvero plurale dovrebbe creare i presupposti non solo teorici, ma anche pratici, affinché tutti gli operatori del settore fossero in grado di essere attori di un condiviso processo di sviluppo. Inoltre, fa davvero male, sentir dire, come è capitato al sottoscritto, che il problema è nella programmazione, cioè che il successo si potrebbe ottenere cambiando la programmazione, infatti mi piace ricordare che il Sancarluccio segue da 38 anni criteri accuratissimi di selezione degli spettacoli, Franco e Pina hanno sempre guardato prima di tutto alla qualità della proposta artistica, non dimentichiamo che in questo spazio hanno mosso i “primi passi” personaggi del calibro di Roberto Benigni e Massimo Troisi con la Smorfia, Leopoldo Mastelloni, Toni Servillo, Vincenzo Salemmee Francesco Paolantoni. Ancora oggi, per questo teatro transitano realtà giovani di cui, sono certo, sentiremo ben presto parlare anche in contesti artistici più istituzionali. Forse, il vero problema del nostro teatro è costituito da chi non viene mai nel nostro teatro ma si sente comunque autorizzato a sentenziare, ad esprimere giudizi sommari, a trarre conclusioni affrettate con superficialità ed arroganza senza conoscere la storia, l’impegno, la dedizione e l’amore che hanno da sempre contraddistinto la nostra vita privata e la nostra vita professionale. Ci spieghi adesso cosa è l’Operazione Sancarluccio promossa dall’Associazione Napoli Buona? L’ “Operazione Sancarluccio” è un’operazione d’attenzione promossa dall’ex assessore provinciale Francesco Emilio Borrelli, estimatore del teatro di qualità e dunque attento alle nostre programmazioni e sensibile alle nostre difficoltà, che ha coinvolto gli amici dell’Associazione Napoli Buona, che conta tra gli altri imprenditori del calibro di Maurizio Marinella ed Enrico Maria Borrelli, ad aderire alla nostra “battaglia” per il teatro, invitandoli ad acquistare la Sancarluccio Card, abbracciando ed amplificando la visibilità delle nostre scelte artistiche e culturali. L’”Operazione Sancarluccio” è un segnale preciso con cui alcuni imprenditori illuminati esprimono l’idea che a Napoli servono luoghi come il nostro, luoghi che operano sul territorio portando avanti cultura e discussione viva. L’”Opearzione Sancarluccio” ha avuto, ad esempio, l’indubbio merito di far avvicinare al nostro teatro chi non vi era mai entrato, ha stimolato l’attenzione della stampa, del web, dei media in generale e questa cosa, ci auspichiamo, sia d’ausilio al nostro teatro. Poi, cerdo che l’”Operazione Sancarluccio” sia anche un modo per omaggiare Franco ad un anno dalla scomparsa, mio padre ha messo il cuore nel Sancarluccio. A proposito della vostra programmazione, ci indichi i prossimi appuntamenti in cartellone? Dal 25 al 29 novembre ospiteremo Spazio Teatro con “La Nuova Colonia” di Pirandello, il primo dei miti pirandelliani, forse tra i meno conosciuti. Poi, dal 2 al 6 dicembre torna l’impareggiabile clownerie di Peter Ercolano con il suo tenero e surreale “Cuore di clown”. Dal 10 al 13 dicembre avremo uno spettacolo molto raffinato tra poesia e musica, cioè “Velo Strappato” presentato da Area Arte e Les Nouvelles des Hirondelles. Infine, dal 15 al 22 dicembre, una produzione del Sancarluccio, Pina tornerà in scena con “Il Sud non è forse”, uno spettacolo storico di Franco Nico che partecipò anche alla Biennale di Venezia del 1982, un esercizio di memoria quanto mai attuale. Per il Sud e per Franco.